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Inquinamento ambientale

Riflessioni normative e bioetiche

Autori De Tilla Maurizio, Militerni Lucio, Veronesi Umberto
— UTET GIURIDICA — Anno 2016

Dalla Prefazione al volume, a firma di Umberto Veronesi:

"Il rispetto per l’ambiente e per gli esseri viventi che lo abitano è un segno di civiltà da cui il progresso scientifico e quello civile non possono prescindere.

Il livello di consapevolezza ambientale è cresciuto negli ultimi decenni, soprattutto nei paesi più ricchi e industrializzati. Le urgenze di un pianeta sovrappopolato e sfruttato oltre le sue capacità hanno costretto i vari ambiti della società ad affrontare tematiche inedite, a riconoscere la necessità di stabilire regole che disciplinano l’interazione fra uomo e ambiente e di definire, così, i confini di una nuova responsabilità individuale e sociale. Il grande pregio di questo volume è proprio avere raccolto riflessioni di altissimo profilo su diversi aspetti del tema: norme, principi, sanzioni, salute, sicurezza, prevenzione, bioetica.

E c’è un gran bisogno di un confronto serio e propositivo.

A lungo l’attenzione per le tematiche ambientali è stata confusa con un non meglio identificato idealismo dalle radici precarie; è stata letta come rivendicazione di parte, figlia alla critica marxista del capitalismo e dei sistemi di produzione; è stata liquidata come utopia naive di generazioni incapaci di assegnare al presente le giuste priorità.

A lungo non solo la classe dirigente, ma anche la gente comune ha guardato alla difesa di acque, suolo, aria, coste, foreste come un incomodo intralcio alle attività produttive ed economiche. L’integrità ambientale, insieme a quella porzione della nostra salute che ad essa è legata, è stata considerata poco più che un prezzo non sindacabile da pagare alla crescita e al benessere.

In maniera sin troppo rapida, la comunità internazionale ha dovuto prendere atto, invece, di quanto il futuro dell’essere umano sia legato alla sua capacità di vivere in equilibrio con il pianeta che lo ospita. A partire dalla rivoluzione industriale, è apparsa chiara l’accelerazione esponenziale con cui le attività umane lasciano un segno, quasi sempre indelebile, sull’ambiente. I grandi drammi della guerra nucleare, le stragi dei disastri industriali come la nube tossica di Bhopal, i ghiacci in scioglimento ci hanno insegnato che rimediare è difficile.

Oggi nella maggior parte dei Paesi al mondo i governi, legislatori, economisti, scienziati, cittadini riconoscono che non possiamo fare a meno di strategie di sviluppo sostenibili.

Con la Rivoluzione Verde negli anni ’60 del secolo scorso si è riusciti a rispondere alla pressante richiesta di cibo di una popolazione mondiale in crescita vertiginosa, ma pagando un prezzo altissimo in termini di sfruttamento dell’ambiente e delle sue risorse, con erosione e impoverimento del suolo, abuso di fertilizzanti e pesticidi, consumo di acqua, emissioni di gas serra. Oggi sappiamo che la Terra potrebbe sfamare tutti se le risorse fossero meglio distribuite, se la produzione di cibo fosse ottimizzata riducendo gli sprechi e l’impatto ambientale, se la nostra dieta diventasse più sostenibile e sana.

Le risorse vitali vanno preservate e così la salute delle persone.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ci dice che nel 2012 circa 12 milioni e 600.000 persone nel mondo hanno perso la vita perché vivevano o lavoravano in ambienti inquinati. Per dirla altrimenti, un decesso su quattro nel mondo è legato all’inquinamento di aria, acqua e suolo. Il prezzo più alto in termini di malattia lo pagano i paesi più poveri e gli strati più poveri della popolazione, i bambini e gli anziani.

Infine, l’informazione forse più importante: l’Oms ricorda che il peso delle malattie dovute all’inquinamento si può prevenire e evitare.

L’inquinamento ci colpisce attraverso ciò che respiriamo (il primo inquinante letale ed evitabile è il fumo di sigaretta, ricordiamolo!) e ciò che mangiamo e beviamo. Sappiamo ad esempio dell’effetto devastante di sostanze come i policlorobifenili o l’amianto che, a decenni dalla loro messa al bando, continuano a mietere centinaia di vittime l’anno per varie forme di tumore. Sappiamo dell’aumento dell’insorgenza di alcuni tumori legato all’inquinamento da metalli pesanti, come cromo, nichel, arsenico, delle diossine e del benzene. Da uomo di scienza sono persuaso che quella contro l’inquinamento e i suoi danni sia una lotta in cui un ruolo di grande responsabilità debba essere assunto dalla ricerca e dalla medicina. La storia dell’amianto ci racconta un esempio doloroso. I primi dati sulla pericolosità delle polveri di amianto risalgono a un secolo fa, quando la Clinica del Lavoro “Luigi Devoto” di Milano cominciò ad osservare i lavoratori colpiti da asbestosi, ma si dovette arrivare al 1965 perché la comunità scientifica internazionale confermasse una volta per tutte gli effetti cancerogeni dell’amianto, al 1991 perché la Comunità Europea ne vietasse l’impiego, al 1993 perché il materiale fosse fuori legge in Italia.

Nel mentre, migliaia di lavoratori e le loro famiglie hanno continuato a respirare le polveri.

Per valutare, comprendere e affrontare le emergenze ambientali la scienza epidemiologica è chiamata a un contributo fondamentale.

Seveso, Chernobyl, oggi Taranto e la “Terra dei fuochi” sono le situazioni drammatiche in cui la necessità di creare gruppi di ricerca dedicati è stato il primo pensiero di noi scienziati, nel caso dei rifiuti tossici in Campania avallato anche sul piano internazionale da un noto editoriale sulla rivista Nature. Di fronte all’obbrobrio delle ecomafie,

dello sversamento di rifiuti tossici nell’ambiente, dello smaltimento abusivo, delle gestioni industriali scellerate, una seria analisi epidemiologica, con il tempo, le risorse e le competenze necessarie, sono il primo passo per riconoscere le sostanze pericolose, identificare le responsabilità, proporre soluzioni. Sono anche la prima risposta razionale alle paure che naturalmente una tale evenienza scatena nella popolazione locale. L’altrettanto urgente risposta è quella delle istituzioni e del diritto, che ha trovato una importante e attesa concretizzazione nel 2015 con l’approvazione della prima legge in Italia contro i reati ambientali.

Ecco perché, da uomo di scienza, saluto la pubblicazione di questo volume come un contributo non solo utile, ma necessario al dibattito attuale. Nel lavoro degli autori, nell’accurata documentazione, nelle trattazioni esposte con chiarezza e convinzione leggo un apporto utile a favorire il cammino verso una nuova visione complessiva del rapporto fra l’uomo e l’ambiente, che pone al centro la salute di entrambi, in ragione del nesso indissolubile che li lega. È non solo una direzione auspicabile, ma l’unica possibile: inaugurare una nuova filosofia di vita che esclude ogni forma di prevaricazione, che persegue il rispetto per gli esseri viventi, la coscienza dei limiti della sostenibilità ambientale, l’amore per il pianeta. È il momento di comprendere che bisogna fare scelte diverse per lasciare ai nostri figli e discendenti un mondo vivibile".

 
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